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RESTAURI RECENTI

RESTAURI PER L'ALLESTIMENTO DELLA NUOVA GALLERIA CIVICA DEL PALAZZO PUBBLICO DI SIENA

Riapre al pubblico da sabato 21 dicembre 2024, con un rinnovato allestimento, la Galleria del Museo civico di Siena, tornano ad essere visibili dopo anni, in un percorso cronologico studiato per guidare il visitatore attraverso l'arte senese, importanti opere di artisti come Ambrogio Lorenzetti, Niccolò Di Ser Sozzo, Neroccio di Bartoloneo De'Landi, Iacopo Della Quercia, Giovan Antonio Bazzi detto “Il Sodoma”, Andrea Piccinelli detto il Brescianino, Neroccio di Bartolomeo detto il Riccio, Bartolomeo di David, Alessandro Casolani, Ventura Salimbeni, Francesco Vanni, Bernardino Mei.

L’ordinamento della Galleria, formato da una selezione di circa quaranta opere di proprietà comunale, è stato progettato allo scopo di integrare e completare l'iter di visita alle sale monumentali già in essere, proponendo all'interno del nuovo percorso una panoramica completa dell'arte senese, dalla grande stagione medioevale all'epoca moderna, in armonia con quanto attestato nella dichiarazione di eccezionale valore universale del sito Unesco "Centro storico di Siena".

Le opere d'arte sono state sottoposte a una complessiva revisione conservativa propedeutica all’esposizione nel nuovo allestimento, affidata al nostro Studio per quanto riguarda i dipinti su tavola e le sculture lignee, per il restauro del supporto ligneo ad Alberto di Muccio, per le opere su tela a Mauro Lamioni, infine per gli affreschi staccati a Luca Bellaccini.

MADONNA DEL CARMINE DI SIENA, ICONA BIZANTINA DEL XIII SECOLO

L’esposizione dell’icona nella grande mostra delle opere senesi dal titolo Siena: The Rise of Painting, 1300–1350, dal 13 ottobre 2024 al Metropolitan di New York e poi l'8 marzo 2025 presso la National Gallery di Londra è stata l’occasione per effettuare una serie d’indagini scientifiche non invasive per la conoscenza sia della tecnica sia dello stato conservativo dell’opera, con l’intento di mettere le informazioni e il materiale fotografico prodotto a disposizione degli studiosi della storia dell’arte e dei tecnici della conservazione.
Le indagini, condotte dal nostro Studio, sono state finanziate dal MET e dalla National Gallery. Sono state eseguite numerose riprese macro e microfotografie in luce visibile, riprese in luce radente, alla radiazione UV e IR, sia dell’icona sia della coperta metallica (riza), mentre sono stati eseguiti gli XRF e la radiografia per la sola icona.
L’immagine sottostante a sinistra è una nostra ricostruzione virtuale dell’insieme dell’icona e della riza, in quanto i manufatti sono attualmente conservati ed esposti separati.

DIPINTO ALCHEMICO DEL XVI SECOLO

Il dipinto su tela, che misura di circa 55 cm x 35 cm, appartenente ad un collezionista privato, è giunto nel nostro studio molto danneggiato e inscurito dalle ossidazioni, sporco e nero fumo, tanto che alcuni particolari come il serpente-drago e il cartiglio erano difficilmente leggibili (figura a sinistra). L’opera ci sembra ascrivibile ad un pittore fiorentino della prima metà del Cinquecento vicino allo stile di Ridolfo e Michele del Ghirlandaio.

A mano a mano che procedevamo nel restauro sono emersi particolari iconografici molto interessanti e rari. Il dipinto, completato l'intervento (figura centrale), è stato oggetto di studio: datato tra il 1540 e il 1550, è stato inserito da Luisa Caporossi nel saggio dal titolo "Michelangelo e le istanze di rinnovamento della “Ecclesia viterbiensis” per la mostra L'Eterno e il Tempo tra Michelangelo e Caravaggio; tuttavia ci sembra interessante portare a conoscenza un breve saggio di Mario Verdelli d'interpretazione in chiave simbolica-alchemica:

 

«L’opera per le sue modeste dimensioni e per l’indubbio contenuto simbolico è un dipinto da meditazione. Lo immaginiamo appeso in uno studiolo o in una camera da letto oppure in viaggio con il suo proprietario, sicuramente lontano da occhi indiscreti. Infatti appare sconcertante l’immagine del serpente-drago condividere con Gesù la tortura della croce. Non avevamo mai visto fino ad oggi nella storia dell’arte una simile iconografia, nessuna spiegazione razionale di vittoria del bene sul male può spiegare del tutto la scelta tanto ardita dell’artista, bastava al massimo raffigurare il serpente acciambellato ai piedi della croce, addormentato o ammansito, come si trova effettivamente in diversi dipinti della crocifissione.

Evidentemente ci deve essere un’altra interpretazione alternativa, pertanto vogliamo proporre una personalissima analisi iconologica, partendo dal presupposto che trovandoci di fronte ad un’opera certamente esoterica, nessun particolare è collocato a caso o segue esigenze puramente estetiche.

Intanto possiamo osservare a sinistra della croce le due piante una verde l’altra secca, un’immagine molto nota, che proviene dal mondo pagano, spesso presente nei dipinti che raffigurano Gesù Cristo ma anche in opere esoteriche e alchemiche. Facile da decifrare, rappresenta in generale la dualità e la ciclicità morte e resurrezione, il solstizio d’estate e il solstizio d’inverno, il sole che tramonta e sorge, il bene e il male, ecc. 

Il primo personaggio, da sinistra, che emerge dal terreno sotto la croce è Adamo, è avvolto in un sudario con il sangue di Cristo in testa, sangue che scorre attraverso la croce sottoterra e bagna il “cranio” di Adamo. L’iconografia, come rilevato da L. Caporossi, è quella dell’Adamo raffigurato da Michelangelo nella Cappella Sistina. Ma qui Adamo è vecchio, è morto, è melanconico, è avvolto anche nella testa da un sudario bianco e infine davanti alle mani si notano posate per terra due piccole pietre, ma queste sono caratteristiche e attributi tipici di Saturno, associato nell’alchimia al piombo. È interessante la similitudine con una rarissima stampa di Campagnola incisa dal Dürer, raffigurante Saturno esattamente nella stessa posizione melanconica e, come nel nostro, avvolto dal sudario. 

Spostiamo ora l’attenzione sul serpente o drago alato, inchiodato per la testa alla croce. A parte il serpente metallico inchiodato da Mosè sulla croce a forma di Tau, come anche il serpente del caduceo di Asclepio e il caduceo di Mercurio, altre immagini iconografiche forse più appropriate che ci vengono in mente sono quelle dell’incisione nella tomba di Nicolas Flamel, celebre alchimista morto a Parigi nel 1418, e quella bella immagine acquarellata del serpente crocifisso, che tra l’altro ha gli stessi identici colori verde e giallo del nostro, nel manoscritto di alchimia: Clavis Artis, attribuitoZoroaster, e pubblicato in Germania nel tardo XVII secolo, forse ad opera dei Rosacroce, e ancora, il serpente appeso alla croce nell’opera di A. Eleaz Uraltes chemisches Werk stampata a Leipzig nel 1760; è perciò nei testi alchemici che ricercheremo il significato di questa immagine. 

Il drago alato è il drago mercuriale, mentre la croce nella simbologia alchemica è il crogiolo. In questo contesto la croce ha anche un importante significato legato al numero quattro dei suoi bracci: i quattro elementi, terra, acqua, aria, fuoco; le quattro forze fondamentali; le tre dimensioni spaziali più il tempo, ecc. In sostanza la croce simboleggia il mondo fisico e le sue tribolazioni, è qui che Gesù è stato crocifisso in un legno fisico, in un tempo, e in luogo, ed è qui in questa realtà materiale che opera l’alchimista.  

Il corpo di Gesù in croce in questa circostanza rappresenta la sintesi di ogni trasformazione alchemica: muore la parte umana per rendere lo Spirito, ed è il compimento della Grande Opera, è l’Oro Filosofale degli alchimisti, è il Sole, è il puro Spirito, il Sé superiore, lo svelamento dell’inconscio, l’unione di tutti gli opposti, il raggiungimento della completa emancipazione e dell’illuminazione.

A questo punto, nel dipinto, esiste una prova oggettiva di tutta questa interpretazione iconologica in chiave alchemica-spirituale? La risposta per noi è positiva, ed è nel piccolo cartiglio gettato a terra a destra della croce. Un elemento enigmatico che in un primo momento si può scambiare per il cartiglio di S. Giovanni Battista, che dovrebbe indicare il Cristo, ma qui indica decisamente il drago, e non è formato da due canne legate insieme a simboleggiare la croce. Questo bastone che sembra effettivamente una canna (si possono notare dei nodi) finisce però in una punta metallica con la forma di un piccolo tridente, è il tridente di Poseidone o Nettuno, di simbologia esoterica e magica nell’alchimia allude alle tre fasi della Grande Opera: la Nigredo, L’Albedo e la Rubedo. Quindi, l’interpretazione iconologica dell’opera può generare diverse triadi: Adamo, Serpente, Cristo – Saturno, Mercurio, Sole – Piombo, Mercurio, Oro – Corpo, Anima, Spirito – Se inferiore, Mente, Sé superiore, ecc. 

Certamente il nostro dipinto non è stato concepito per fare l’oro fisico, è un dipinto che incoraggia la meditazione e il raggiungimento dell’emancipazione spirituale. Vorrei qui introdurre il nostro personale pensiero che vede nell’Adamo l’adepto stesso, che può raggiungere la liberazione solo in questo mondo fisico (la croce), attraverso il serpente-drago che è la mente nel processo di destrutturare e ricostruire sé stessa (Solve et Coagula), in definitiva è Il processo di autoconsapevolezza che rende conscio l’inconscio. La trasformazione è nel Cristo, l’unione di tutti gli opposti, simboleggiato dal colore rosso, che nell’alchimia è la vera sintesi tra il bianco e il nero. Colore rosso che è rappresentato dal sangue di Cristo, che scorre, dall’alto, lungo il braccio verticale della croce (il Mondo), bagna la testa del serpente (lo santifica nell’unione degli opposti) fino a penetrare nella terra e raggiungere metaforicamente la testa di Adamo-adepto (lo vivifica nella coscienza e nello spirito). Il sangue di Cristo è il Graal, è la Pietra Filosofale che permette tutte le trasmutazioni, senza la quale il piombo non può diventare oro, è il ponte tra il corpo, l’anima e lo spirito, e questo ponte non può essere, in ultima analisi, se non l’Amore.»

BECCAFUMI, ANNUNCIAZIONE

RESTAURO MANUTENTIVO IN SITO DELL'ANNUNCIAZIONE DI DOMENICO DI PACE (BECCAFUMI) CONSERVATA PRESSO LA CHIESA DI SAN MARTINO IN SARTEANO, SIENA

Nell’estate del 2023 siamo intervenuti sull’Annunciazione del Beccafumi presso Sarteano per un intervento di restauro manutentivo, in quanto sul dipinto ad olio su tavola che misura 237 cm x 222 cm si erano verificati dei distacchi e sollevamenti degli strati pittorici, inoltre le integrazioni dei precedenti interventi di restauro non erano più in tono.

Pertanto l’intervento è stato eseguito in loco senza smontare il dipinto. I distacchi sono stati fatti aderire con la tecnica del sottovuoto localizzato.

In questa bellissima opera, Beccafumi ha creato uno sfondato di straordinario fascino, a tale proposito vogliamo riportare uno stralcio della relazione tecnica:

 

L’apertura ad arco al centro del dipinto descrive un paesaggio dalle impressioni metafisiche oltre il terreno dal basso contorno scuro, a sinistra della scena, si staglia un mare di nebbia con alti cirri bianchi, mentre sullo sfondo si intravedono in lontananza le montagne, ma è il cielo rosato del mattino presto che occupa tutta la scena e che contribuisce alla forte suggestione dellinsieme, come anche i due alberelli: uno secco laltro ricco di foglie. Archetipo dai mille significati, sono rappresentati in moltissimi dipinti, specialmente in questo periodo storico, ma che in questo contesto cristologico può solo significare morte e resurrezione di quelluomo, ora annunciato. Possiamo ben capire e immedesimarci nello spavento della Vergine non per l’apparizione dellangelo ma per tale presa di coscienza. Tornando allanalisi dei materiali pittorici dobbiamo registrare che il colore verde scuro sia del terreno sia delle fronde dellalberovivosono tutte virate verso il bruno per la presenza del verderame, è interessante rilevare che anche negli altri dipinti di Beccafumi il colore delle piante è virato. Per capire come poteva essere il colore originale, bisogna visionare alcuni rari affreschi ma soprattutto i codici miniati realizzati dal nostro pittore, dove si può ancora osservare in alcuni paesaggi un bel verde scuro delle piante accanto ad alberelli che sono già virati o che incominciano a virare. Sicuramente, nei codici, queste immagini si sono parzialmente conservate inalterate rispetto ai dipinti su tavola perché protette dallaria e dalla luce.” (M. Verdelli)

 

Proprio in questo sfondato un’alterazione molto fastidiosa e invasiva, perché attrae subito l’attenzione nella parte tra le più suggestive del dipinto, è una lunga colatura filmogena di colore bruno scuro che parte dai fiori del giglio che tiene in mano l’angelo e si estende in basso per una buona lunghezza nel colore chiaro del cielo. Che non si tratti di vernice alterata (come risulta anche dalle nostre indagini scientifiche non invasive e probabilmente si tratta di smaltino alterato) si può desumere sia dalla documentazione fotografica risalente agli anni Trenta, dove questi difetti sono perfettamente visibili anche attraverso la notevole patina scura, sia dalla relazione tecnica del precedente restauro dove si parla di passate puliture aggressive. In questo contesto si potrebbe immaginare la rimozione della colatura, cosa che non è avvenuta.

Pertanto per migliorare la leggibilità dell’opera è stata velata ma non rimossa la colatura scura in alto nel cielo, inoltre si è proceduto alla correzione di tutti i ritocchi alterati; tali interventi sono stati eseguiti con colori reversibili ad acquarello e a vernice.

L’immagine sottostante dopo il nostro intervento.

AMBROGIO LORENZETTI

In occasione delle mostre su Ambrogio Lorenzetti al Santa Maria della Scala a Siena (2017-18) e a Massa Marittima presso il Museo di Arte Sacra (2018), il nostro studio ha condotto importanti interventi di adesione e consolidamento del colore e della preparazione con la tecnica del sottovuoto localizzato su tre grandi capolavori del celebre artista: la Croce della Pinacoteca Nazionale di Siena, la Maestà di Massa Marittima e il trittico di S. Michele e il drago del Museo di palazzo Corboli ad Asciano.  

TADDEO DI BARTOLO, LA MADONNA DEL BELVERDE

Restauro realizzato per la mostra “Restituzioni 2018”, presso la Reggia di Venaria, nell’esposizione conclusiva della XVIII edizione del programma di salvaguardia e valorizzazione che Intesa Sanpaolo conduce da quasi trent’anni a favore del patrimonio artistico nazionale. In programma dal 28 marzo al 16 settembre 2018.

L’opera, proveniente dalla Basilica dei Servi di Siena, è stata oggetto di numerose indagini fisiche non invasive. Il supporto ligneo era danneggiato da quattro grandi fenditure, mentre gli strati pittorici presentavano distacchi e sollevamenti, vecchi stucchi e ridipinture. Dopo l’adesione dei distacchi con la tecnica del sottovuoto localizzato, sono state risarcite le fenditure ed è stato progettato un nuovo telaio in legno lamellare, poi ancorato al tavolato attraverso molle coniche e perni filettati per contenere i naturali movimenti del legno. Sono seguite le fasi di pulitura, stuccatura delle lacune e dell’integrazione pittorica con colori reversibili e la tecnica della selezione cromatica.

BECCAFUMI E RICCIO

Manutenzione e restauro per la mostra “Il buon secolo della pittura senese. Dalla Maniera moderna al lume di Caravaggio”. Dal 18 marzo al 30 giugno 2017. Tre sedi espositive: Montepulciano, Pienza e San Quirico d’Orcia.

Manutenzione e restauro di Domenico Beccafumi, Eroine Chigi, provenienza Siena Collezione Chigi Saracini, sede espositiva a Montepulciano, Museo Civico Pinacoteca Crociani.

Restauro di Domenico Beccafumi, Cristo porta croce, provenienza Siena Museo Diocesano, sede espositiva a San Quirico d’Orcia, Palazzo Chigi Zondadari.

Manutenzione di Bartolomeo Neroni detto il Riccio, Sacra Famiglia e San Giovanni Battista e Santa Caterina, provenienza Pienza Museo Diocesano, sede espositiva a San Quirico d’Orcia, Palazzo Chigi Zondadari.

TADDEO DI BARTOLO

PARTICOLARE DEL DIPINTO SU TAVOLA RAFFIGURANTE LE STIMMATE DI SAN FRANCESCO, CIRCA 1404, DI TADDEO DI BARTOLO, CONSERVATO PRESSO LA PINACOTECA NAZIONALE DI SIENA

Il piccolo dipinto era in uno stato di conservazione molto precario, con sollevamenti del colore e della preparazione, mancanze, abrasioni del colore, e numerose ridipinture alterate.

L’opera, prima del restauro eseguito dal nostro Studio, era ricoverata nei depositi della Pinacoteca Nazionale di Siena e quindi non visibile al pubblico.

Dal 10 settembre 2014 al 18 gennaio 2015, la tavola è esposta nella Mostra “Pittura SENESE Ars Narrandi nell’Europa Gotica, presso PALAIS DES BEAUX-ARTS, BRUXELLES. Dal 21 marzo al 17 agosto 2015 al MUSÉE DES BEAUX-ARTS, ROUEN. La mostra è sotto l’alto patronato delle Loro Maestà il Re e la Regina del Belgio, di Giorgio Napolitano Presidente della Repubblica Italiana, e di François Hollande Presidente della Repubblica Francese.

CAVALIERE DELL'ORDINE DI SANTO STEFANO

Restauro del ritratto di Cavaliere, un olio su tela del secolo XIX, conservato presso l'Ordine dei Cavalieri di Santo Stefano nel Palazzo del Consiglio dei Dodici in Piazza dei Cavalieri a Pisa

RESTAURO ARTE CONTEMPORANEA - SCHIFANO

RESTAURO DIPINTO SU TELA DI MARIO SCHIFANO "GRUNDIG"

CROCIFISSO DELLA PIEVE DEI SS. IPPOLITO E CASSIANO, RIGLIONE, PISA

L'OPERA RISALENTE AL XIII SECOLO, CONSERVATA PRESSO LA PIEVE DI RIGLIONE, È STATA ATTRIBUITA IN PASSATO ALLA CERCHIA DI MICHELE DI BALDOVINO, TUTTAVIA, RECENTI STUDI LA RIFERISCONO AL MAESTRO DELLA CROCE DI CASTELFIORENTINO

Il restauro della croce lignea che misura 200 cm x 195 cm è stato eseguito dal nostro Studio nel 2018. 

 

GIORGIO VASARI

RESTAURO DELLA LAPIDAZIONE DI SANTO STEFANO DI GIORGIO VASARI, 1571, CONSERVATA NELLA CHIESA DEI CAVALIERI A PISA

La grande opera dipinta ad olio su supporto ligneo è composta dall’assemblaggio di nove tavole di pioppo disposte orizzontalmente e tre traverse di abete bianco, misura 392,5 cm x 278,0 cm.

Il restauro è stato realizzato dal nostro Studio all’interno della Chiesa dei Cavalieri ed è stato diretto da Alba Macripò Storico dell’Arte della Soprintendenza BAPSAE di Pisa e Livorno. I lavori si sono protratti per circa sedici mesi. Sono state condotte numerose indagini scientifiche non invasive: LV, LR, UV, UV-Falso colore, IR, IR-Falso colre, RX, XRF, Microfotografie-Falso colore. I movimenti del supporto ligneo sono monitorati a cura del Prof. Luca Uzielli e del suo Staff (GESAAF).

Il dipinto ha subito in passato diversi interventi di restauro con svelature e ridipinture grossolane, inoltre si presentava gravemente danneggiato da infiltrazioni di acqua piovana proveniente da rotture del tetto in prossimità dell’altare dove era collocato.

Il restauro è stato finanziato da Esselunga.

LUCA SIGNORELLI, COSME' TURA

ATTI DI MANUTENZIONE SU IMPORTANTI DIPINTI DEL SECOLO QUINDICESIMO: UNA  BELLISSIMA MADONNA CON IL BAMBINO DI LUCA SIGNORELLI, CONSERVATA PRESSO IL MUSEO CIVICO DI MONTEPULCIANO (Si) E IL CELEBRE SANT’ANTONIO DA PADOVA DI COSMÈ TURA DELLA GALLERIA ESTENSE DI MODENA PER LA MOSTRA: WILDT L'ANIMA E LE FORME DA MICHELANGELO A KLIMT, FORLI', 28 GENNAIO 2012 17 GIUGNO 2012

Entrambi i dipinti su tavola, tenendo conto delle debite differenze tecniche, erano prevalentemente affetti da problemi di distacchi e sollevamenti della pellicola pittorica.  L’adesione è stata ristabilita con la tecnica del sottovuoto localizzato, adoperando adesivi naturali. La raffinata metodologia utilizzata ha permesso un’alta qualità dell’intervento minimizzandone l’invasività e migliorando la diffusione dell’adesivo negli strati preparatori.

LORENZO DI NICCOLO' DI MARTINO

RESTAURO DEL POLITTICO DI SAN BARTOLOMEO E STORIE, 1401, DI LORENZO DI NICCOLO' DI MARTINO, CONSERVATO PRESSO LA PINACOTECA DEI MUSEI CIVICI DI SAN GIMIGNANO, SIENA

Il polittico fondo oro, proveniente dalla Collegiata di Santa Maria Assunta conosciuta anche come il Duomo di San Gimignano, misura 187 cm x 214 cm.

Il restauro, finanziato dall’Amministrazione Comunale di San Gimignano, è stato realizzato dal nostro Studio ed è stato diretto da Alessandro Bagnoli della Soprintendenza ai BSAE di Siena.

Il polittico, che ha subito in passato diversi interventi di restauro, era mancante di numerose cornici e decorazioni intagliate, con fenditure del supporto nella tavola centrale. La superficie pittorica era rovinata dai numerosi depositi di cera e bruciature di candele, da residui di spesse patine, vernici ossidate e polveri.

SANO DI PIETRO

RESTAURO DEL POLITTICO DEI GESUATI DI SANO DI PIETRO DATATO 1444, CONSERVATO PRESSO LA PINACOTECA NAZIONALE DI SIENA

Il polittico è tra i più grandi realizzati dall’autore, misura 335 cm x 291 cm.

È la prima opera di Sano di Pietro firmata e datata ed è riconosciuta dalla critica come la più importante dell’artista.

Il restauro è stato realizzato dal nostro Studio all’interno della Pinacoteca Nazionale di Siena ed è stato diretto da Anna Maria Guiducci, direttrice della medesima. I lavori si sono protratti per circa sei mesi. Sono state condotte numerose indagini diagnostiche non invasive anche in collaborazione con l’Opificio delle Pietre Dure e il CNR.

Il polittico che ha subito in passato diversi interventi di restauro, si presentava deturpato da stesure di porporina annerita, da patine finte, vecchi stucchi, e danni, causati da puliture inadeguate, erano specialmente evidenti nel manto blu della Madonna, eseguito con lapislazzuli.

Il restauro è stato finanziato da Vernice Progetti Culturali srl della Fondazione del Monte dei Paschi per poter esporre il polittico nel Complesso Museale di Santa Maria della Scala, in occasione della più importante mostra-evento che la città di Siena ha organizzato in questi ultimi anni: “Da Jacopo della Quercia a Donatello. Le arti a Siena nel primo Rinascimento”. La mostra che si protrae dal 26 Marzo al 11 Luglio 2010 è curata da Max Seidel del Max-Plank Institut di Firenze.

BECCAFUMI

RESTAURO IN SITO DELA PALA: CRISTO AL LIMBO,1530-35, DI DOMENICO DI PACE (BECCAFUMI), CONSERVATA PRESSO LA PINACOTECA NAZIONALE DI SIENA

Il dipinto su tavola centinata di grandi dimensioni è tra le opere più significative del Beccafumi.
La tavola misura 395 cm x 255 cm.

Come la tavola del Sodoma, il dipinto presentava  numerosi sollevamenti e distacchi della preparazione e del colore. L’opera è stata restaurata in sito, ed è rimasta visibile al pubblico anche durante le fasi di consolidamento della superficie pittorica eseguite con la tecnica del sottovuoto localizzato.

Sodoma

RESTAURO IN SITO DELLA GRANDE DEPOSIZIONE, 1510, DI GIOVANNI ANTONIO BAZZI (SODOMA), CONSERVATA PRESSO LA PINACOTECA NAZIONALE DI SIENA

L’opera, un dipinto su tavola centinata di grandi dimensioni, è tra le più importanti del Sodoma.

La tavola misura 414 cm x 264 cm e la predella 45 cm x 281 cm.

Lo stato di conservazione non era buono, in quanto erano presenti numerosissimi sollevamenti e distacchi della preparazione e del colore. L’opera è stata restaurata in sito, ed è rimasta visibile al pubblico anche durante le fasi di consolidamento della superficie pittorica eseguite con la tecnica del sottovuoto localizzato.

CASTELLO DI GARGONZA

RESTAURO DEL DIPINTO MURALE POSTO SOPRA L'ALTARE LATERALE DESTRO DELLA CHIESA DEI SS. TIBURZIO E SUSANNA, ALL’INTERNO DEL CASTELLO DI GARGONZA, MONTE SAN SAVINO, AREZZO

L’affresco d’ambito aretino, datato 148(3-5), raffigura la Madonna in trono con il Bambino incoronata in alto da due angeli, ai lati del trono sono raffigurati due angeli musicanti, S. Antonio Abate e S. Romualdo.

Arte contemporanea

ROSS BLECKNER, GIANNI DESSI', DORMICE, MIMMO PALADINO, PIERO PIZZI CANNELLA, MARIO SCHIFANO, GILBERTO ZORIO, PIERO GILARDI

Sono alcuni degli artisti di Arte Contemporanea che il nostro Studio ha recentemente restaurato per importanti collezionisti e galleristi internazionali.

ORGANO DEL SEDICESIMO SECOLO

RESTAURO DELLA CASSA LIGNEA DELL'ORGANO ANTICO DELLA CHIESA DI SAN DOMENICO IN FOIANO DELLA CHIANA

La cassa architettonica risale al sedicesimo secolo e misura in altezza oltre 550 cm, mentre è larga 400 cm.

Lo strumento e la cassa erano in pessimo stato di conservazione: nel frontone, nei capitelli e nelle colonne le mancanze  rasentavano il 50% dell'intera superficie dorata.

Naturalmente, oltre alla cassa, è stata restaurata tutta la parte meccanica dello strumento da Paolo Ciabatti.

MATTEO DI GIOVANNI

INTERVENTI URGENTI DI ADESIONE DEL COLORE IN SITO NEL DIPINTO DI MATTEO DI GIOVANNI RAFFIGURANTE LA STRAGE DEGLI INNOCENTI, UBICATO NEL COMPLESSO MUSEALE DEL SANTA MARIA DELLA SCALA A SIENA

Il dipinto su tavola presentava distacchi della pellicola pittorica molto pronunciati e di grandi dimensioni. L’opera è stata restaurata in sito, ed è rimasta visibile al pubblico anche durante le fasi di consolidamento della superficie pittorica eseguite con la tecnica del sottovuoto localizzato.

BACCIO DA MONTELUPO

CROCIFISSO LIGNEO POLICROMO A GRANDEZZA NATURALE. CHIESA DELLA COLLEGIATA DI FOIANO DELLA CHIANA (AR)

Sono state eseguite sulla scultura, in via di attribuzione a Baccio da Montelupo, indagini diagnostiche non invasive RX, XRF, IR, IR-FALSO COLORE, UV, LR (luce radente), LV (luce visibile) e atti di manutenzione e restauro per lo studio e l’esposizione delll'opera nella ricostruzione del calvario, in occasione dell'inaugurazione dell’Anno Robbiano, nella chiesa di S. Francesco in Foiano (Ar).

 

 
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